Quando nacqui, il 6 ottobre 1918, la grande guerra stava per finire e tutti, come si può bene immaginare, non aspettavano altro.
A parte il fatto che non furono sparati i tradizionali colpi di cannone a salve per annunciare la mia venuta al mondo, e che nessun individuo abbia pensato di farlo; era pur tuttavia d'obbligo fare i quattro passi fino al Municipio, per la prescritta notifica; anche se mia Mamma, dati i tempi, non sapeva proprio come avrebbe potuto fare.
Una donna del vicinato, ci sono sempre delle buone persone a questo mondo, si prese tale incombenza; dopo aver ottenuto da mia madre, sola in casa con la sorellina di 6 anni ed il fratellino di 4, l'autorizzazione, abbastanza allettante, di mettermi il nome che più le sarebbe piaciuto.
Così, in uno dei tanti libroni che si conservano presso gli Uffici di Stato Civile del Comune di Fano, venne scritto il mio primo nome: LIVlO.
La guerra, malgrado le buone intenzioni della gente, durava a finire.
Nel frattempo, non si sa bene quando abbia avuto inizio e da che parte, si propagò in tutta Europa la terribile epidemia, che passò ai posteri con il nome di “Spagnola”: fra le migliaia e decine di migliaia di persone colpite dal terribile morbo, ci fu anche la mia nonna materna che mi dissero, poi, tanta brava e buona, che si chiamava Maria.
Quando gli avvenimenti, tra una schiarita e l'altra, cominciarono a dare un certo respiro, anch 'io venni portato al Fonte Battesimale e qui, logicamente, venni battezzato con il nome di: MARIO.
La guerra doveva essere già finita, I 'ho dedotto dal certificato di battesimo, avuto tra le mani in occasione del mio sposalizio; poichè a fianco di MARIO, vi trovai scritti anche i nomi di LIBERO e SALVATORE.
Giunto così, gratuitamente, a tanta distinzione, nessuno si meravigli se ai quattro nomi già detti, una volta raggiunta l'età della ragione, anche per via della mia scrittura, spesso illeggibile, se ne siano aggiunti degli altri, come: Gino, Lino, Sino, Silvio.
Forse, e sia detto tra noi, solo a significare la natura complessa di questo "contastorie', nato a quattro passi dalla rena, dai blocchi e dagli spruzzi; dove il sole, come un pittore ammattito, colora tutto di porpora, di turchese e di smeraldo; dove il mare, da solo, canta, incanta e addormenta.
A meno che, per una fatale coincidenza del destino, l'essere mio abbia voluto manifestarsi, per via di sangue e di casato, quale discendente di nomadi o patrizi russi, spagnoli o polacchi; dove, e chissà perchè, è in uso dare ai neonati: tanti nomi, quanti se ne possono dire, uno
in fila all'altro, con un 'unica, lunga, tirato di fiato.
Non si sa mai.
lunedì 5 maggio 2008
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